La contea principesca di Gradisca (1647-1717)

La fortezza di Gradisca in un dipinto della metà del Seicento esposto nel Castello di Cesky Krumlov
La fortezza di Gradisca in un dipinto della metà del Seicento esposto nel Castello di Cesky Krumlov

Da fortezza a capitale di uno Stato

L'Imperatore Ferdinando III, pur nelle difficoltà in cui si trovava a causa delle spese di guerra, non si lasciò tentare dalle proposte veneziane e decise, invece, di trasformare la Capitania di Gradisca in «Contea Princi­pesca sovrana e immediata dell'lmpero Germanico» cedendola, nel 1647, per una somma di 315.000 fiorini a uno dei suoi cre­ditori, il principe Giovanni Antonio di Eg­genberg, originario di Graz e duca di Krummau.

Gli Eggenberg erano particolarmente ricchi e sempre molto vicini alla corte degli Asburgo. Il padre di Giovanni Antonio, Hans Ulrich (1568-1634) era stato uno dei consiglieri più ascoltati di Ferdinando, quando era arciduca, e il suo potere si era ulteriormente accresciuto quando egli era diventato imperatore.

Pur possedendo patrimoni immensi (il ducato di Krummau comprendeva tre città e oltre trecento villaggi), non poteva sedere alla Dieta imperiale perché non aveva il rango di principe immediato dell'Impero.  Questo obiettivo fu raggiunto dal figlio Giovanni Antonio con l'acquisizione della Contea principesca di Gradisca.

Carl von Czoernig nella sua monumentale opera dedicata al territorio delle Principiate Contee di Gorizia e Gradisca riporta l’atto di vendita tradotto in lingua italiana: 

"Per indennizzare il principe Giovanni Antonio di Eggenberg delle spese da lui sostenute quale imp. Ambasciatore alla corte papale e costretto a impegnare e vendere parte delle imp. Contee e signorie all’uopo di procurare i mezzi necessari di difesa, coi quali poter vie meglio preservare le provincie da un’invasione nemica, l’imperatore Ferdinando III concede ad esso principe il capitanato di Gradisca con la omonima città e fortezza, come non meno la città di Aquileja in effettiva proprietà, per la somma in contanti di 200.000 fiorini, e il versamento di un capitale di 115.000 fiorini investiti presso la provincia della Carinzia, e quindi in tutto 315.000 fiorini, verso i seguenti patti e condizioni".

Queste erano le clausole: 1) il principe doveva presidiare lo Stato Gradiscano, soprattutto i confini con la Serenissima, 2) l’imperatore poteva introdurre un presidio più saldo all’interno dello stato, 3) l’imperatore si offriva di prestare soccorso al principe in caso di attacco, 4) l’imperatore si riservava i diritti di giuspatronato sulla basilica di Aquileia e l’allocazione dei canonicati, 5) lo Stato Gradiscano sarebbe ritornato alla casa imperiale in caso di estinzione della linea mascolina, 6) senza il consenso dell’imperatore il principe non poteva alienare parti dello stato, 7) le famiglie nobili conservavano le loro antiche prerogative e i privilegi, 8) le contribuzioni venivano determinate dalla dieta degli Stati, 9) il principe non poteva chiedere ulteriori indennizzi dalla sua attività di legato imperiale presso il sommo pontefice. 

Una cittadella e cinquanta paesi

La nuova Contea principesca comprendeva, oltre alla città fortificata di Gradisca, la città di Aquileja e molte altre località: Mossa, Villanova di Farra, Farra, Bruma, Romans, Fratta, Versa,  Villesse, Jalmicco, Nogaredo, San Vito, Visco, Joannis, Ajello (qui a sinistra lo stemma che si trova sulla chiesa di Ajello), Crauglio, Tapogliano, Ruda, San Nicolò di Levata, Villa Vicentina, Fiumicello, Terzo, Cervignano, Monastero di Aquileia, San Giorgio, Torre di Zuino, Ontagnano, Fauglis, Gonars, Porpetto, Chiarisacco, Carlino, San Gervaso, Precenicco, Rivarotta, Driolassa, Campomolle, Virco, Gradiscutta, Goricizza.

Questo passaggio di proprietà aveva, però, anche dei risvolti negativi per l'acquirente.

L'atto di cessione garantiva  la sovranità del territorio, ma fis­sava anche delle condizioni e tra que­ste il «jus aperturae» della fortezza in caso di necessità o di guerra, e la conservazione in piena efficienza delle strutture militari, col mantenimento di un discreto presidio e l’effettuazione dei necessari lavori di manu­tenzione. Tutte le spese di riparazione dei danni di guerra toccavano dunque al nuovo proprietario.

L’atto di conferimento del territorio è datato 25 febbraio 1647 e diretto al principe di Eggenberg e contiene le principali disposizioni.

Un ruolo importante in questo passaggio di poteri fu svolto da Riccardo di Strassoldo, colui che era stato capitano di Gradisca durante la guerra gradiscana e che dopo trent'anni, ormai quasi ottuagenario, venne nominato maresciallo della contea. In questa veste, il 15 giugno 1647, nella chiesa dei Serviti, prestò giuramento di fedeltà al nuovo sovrano a nome del territorio.   La consegna della Contea ebbe luogo da parte del conte Francesco Lantieri, Capitano di Gorizia, esattore di Gradisca, di Giovanni Guido del Mestri e di Pietro da Leo, consigliere governativo di Graz. Il vescovo di Trieste Antonio de Marenzi ricevette in nome del principe l’omaggio dei nuovi sudditi.

Pochi mesi dopo ci fu la prima riunione del consorzio dei nobili gradiscani (una ventina di persone, che nel giro di un decennio sarebbero diventate cento) i quali formarono i nuovi stati provinciali: a capo un maresciallo provinciale e 3 deputati uno per ciascun ceto (ecclesiastici, signori e cavalieri). Ne fecero subito parte, oltre ai nobili anche dei professionisti, come il medico Antonio Zucchelli, l'avvocato Lorenzo Baselli, Antonio Wassermann, Ottavio Novelli, Niccolò Andriani.

Dopo meno di due anni, il 19 febbraio 1649, il principe Giovanni Antonio morì a Lubiana. Aveva appena 39 anni e lasciò la reggenza alla moglie Anna Maria di Brandenburgo, che ebbe la tutela dei figli Giovanni Cristiano, di sette anni, e Giovanni Sigfrido, di cinque. 

Alla morte di Riccardo Strassoldo (diventato anche capitano) nel 1651, la principessa cercò di sostituirlo con un uomo di governo altrettanto valido, ma dopo vari cambiamenti, riuscì a trovare la figura adatta solo nel 1656, quando designò il giovane Francesco Ulderico della Torre, non ancora trentenne, figlio di Gianfilippo, signore di Duino e di Sagrado. A un secolo di distanza la famiglia che aveva dato già un grande capitano come Nicolò II della Torre tornava a occuparsi di Gradisca. 

Il capitano Francesco Ulderico della Torre

Francesco Ulderico ebbe a sua volta entrambe le cariche, maresciallo della contea e capitano, e le mantenne fino alla morte, avvenuta nel 1695. Fu un ottimo amministratore, anche nel periodo (dal 1679 in poi) in cui ebbe l'incarico di ambasciatore imperiale a Venezia e si fece sostituire come vice-capitano da Giulio de Fin, che aveva sposato sua sorella.

Anche se la nuova organizzazione statale chiuse economicamente il territorio del gradiscano, soprattutto verso Gorizia con la quale iniziò una guerra doganale, va detto che al governo di Francesco della Torre corrispose un periodo di grande prosperità in cui Gradisca svolse il ruolo di una vera capitale. Oltre ad avere riorganizzato la guarnigione e migliorato la viabilità e l'amministrazione della giustizia, della Torre arricchì la città di eleganti costruzioni ad uso pubblico, tra cui il Monte di Pietà (1670) e la Loggia dei Mercanti (1688). Introdusse anche l’industria della seta, dalla dipanatura dei bozzoli alla tessitura e tintura delle stoffe, portò inoltre alcune attività artigianali da Venezia, costruì una loggia pubblica per le riunioni degli stati e rese molto più sontuoso l’aspetto urbano della città fortificata. 

Una pace duratura e un'azione di gover­no saggia ed illuminata assicurarono un ordinato sviluppo urbano, economico e sociale, e fecero assumere a Gradisca il carattere di centro residenzia­le in contrapposizione a quello di cittadella militare.

Il formarsi di un consorzio nobiliare locale in concorrenza con Gorizia arricchì la vita sociale e contribuì a migliorare anche l'immagine della città con la comparsa di sobri ma ele­ganti palazzetti lungo le quattro “rughe venete” su cui si era sviluppato il tessuto edilizio. Verso la fine del secolo XVII sorsero Casa de' Portis, Casa Wassermann, Casa Salamanca e Palazzo Comelli. 

Lo stesso della Torre progettò sicuramente la costruzione del sontuoso palazzo di famiglia, ora sede del municipio, che non riuscì però a vedere edificato completamente. 

Il tallero di Gradisca

Nel 1664 i due figli di Giovanni Antonio I, Giovanni Cristiano e Giovanni Sigfrido furono dichiarati maggiorenni con un decreto imperiale in modo da poter disporre subito dei loro beni. Tra i due si creò un profondo dissidio per la divisione del patrimonio e solo nel 1672 fu risolto con l'intervento dell'Imperatore. Al primogenito vennero assegnati tutti i beni in Boemia, nell'Alta Austria e nella Bassa Austria, mentre al secondogenito spettarono quelli situati in Stiria e Carniola. La contea principesca di Gradisca fu amministrata da Giovanni Cristiano dividendo però gli utili (e anche il diritto di voto nella Dieta imperiale) col fratello. Le due effigi compaiono affrontate nel tallero gradiscano, la moneta che fu coniata dal 1651 al 1658.  con la legenda * IOAN . CHRIST . E IOAN . SEYF . S. R. IMP. PR : GRADIS; al rovescio c'è lo stemma comitale e la legenda * DVC : CRVM. ET. PRINC. AB. EGGENBERG. FRATES.  Giovanni Sigfrifo dedicò molte energie e risorse al completamento del Castello di famiglia di Graz e fu salvato dal dissesto finanziario solo grazie all'amicizia con gli Asburgo.

 

Fine della Contea principesca di Gradisca (1717)

Giovanni Cristiano I morì nel 1710 senza eredi e Giovanni Sigfrido I lo seguì nella tomba nel 1713. La contea di Gradisca passò dunque al suo unico figlio Giovanni Antonio II, che però morì a 47 anni nel 1716. lasciando un unico figlio maschio, Giovanni Cristiano II, che, per un'incredibile catena di sventure, morì a sua volta nel 1717 a soli tredici anni. 

L’indipendenza della principata contea finì pertanto con l'estinzione del ramo maschile degli Eggenberg. La città conservò un’amministrazione particolare per oltre trent’anni ma nel giugno 1754 venne assorbita dalla Contea di Gorizia.

Questo sito è stato creato da Maria Masau Dan nell'ambito delle attività svolte tra il 2015 e il 2018 dal Comitato Eggenberg di Gradisca d'Isonzo per ricordare i 300 anni dalla fine della Contea principesca di Gradisca (1717) e costituisce la testimonianza di quelle attività. 

La pubblicazione non ha cessato di esistere dopo la celebrazione dell'anniversario ma mantiene l'obiettivo di diffondere la conoscenza della città e della sua storia non solo nel periodo in cui è stata capitale di una contea principesca (1647-1717) sotto il casato stiriano degli Eggenberg, ma anche prima e dopo.