Francesco Ulderico della Torre (1629-1695)

"La reggente Anna Maria nominò vari altri capitani, anche forestieri, senza però trovare nessuno che fosse veramente valido per l’incarico; nel 1656 infine designò Francesco Ulderico Della Torre, che aveva solo ventisette anni. Era il primogenito di Gianfilippo, signore di Duino e di Sagrado, già buon amico di Hans Ulrich von Eggenberg, da cui Francesco

aveva preso il secondo nome (col quale peraltro non si firmò mai). Con lui i della Torre ritornarono a occuparsi a fondo di Gradisca, come la famiglia aveva fatto per tutti i decenni centrali del Cinquecento; il nonno di Francesco, Raimondo, aveva invece preferito a spostare i suoi interessi verso Duino, dove aveva raccolto l’eredità degli Hofer. Francesco a Gradisca fece una carriera velocissima: nel 1655 era stato nominato dalla reggente maresciallo ereditario della contea, carica che era rimasta vacante dopo la morte di Riccardo di Strassoldo; l’anno dopo assommò a essa l’ufficio di capitano. Divenne in questo modo sia il massimo rappresentate del sovrano, sia il presidente dell’organo di autogoverno: la vita politica della contea era interamente nelle sue mani. Mantenne questi incarichi per quarant’anni, fino alla morte nel 1695, anche se nel 1679 venne inviato ambasciatore imperiale a Venezia; suo vicario come vice-capitano fu il fedele Giulio De Fin, che aveva sposato una sua sorella.

Si può dire che Francesco Della Torre fosse l’effettivo signore di Gradisca. Nei primi vent’anni di governo sistemò la struttura amministrativa, le finanze, la giustizia, la viabilità, il corso dei fiumi (causa di disastrose inondazioni). Si occupò anche della difesa. Nel castello aveva trovato una guarnigione di una novantina di soldati imperiali, per la metà tedeschi, pagati irregolarmente, rissosi e prepotenti, completamente estranei dalla vita cittadina; garantì la corresponsione degli stipendi, ma pretese che fosse ripristinata la disciplina. Accanto a loro creò una vera e propria milizia gradiscana, che contava un migliaio di uomini a piedi delle cernide e una compagnia a cavallo di 120 elementi, arruolati tra i nobili e i possidenti. Usava certamente metodi autoritari: per esempio, limitò fortemente la nomina di nuovi membri degli Stati Provinciali e nelle aggregazioni favorì sempre i propri candidati. Nei suoi confronti ci furono varie proteste e denunce anonime, che furono prontamente respinte: il capitano godeva della piena fiducia degli Eggenberg. I sovrani peraltro rimasero sempre lontano, facendo nella contea solo brevi e sporadiche apparizioni: si può senz’altro dire che per essa non spesero più nemmeno un fiorino del loro grande patrimonio.

Sotto Francesco Della Torre Gradisca assunse la fisionomia di una vera capitale. Aumentarono i commerci; nel 1670 venne istituito il Monte di Pietà, collocato in un elegante palazzetto; nel 1688 la Convocazione stabilì l’edificazione della Loggia dei Mercanti. La nobiltà e i possidenti, che prima vivevano per lo più in campagna, cominciarono ad trasferirsi all’interno delle mura. Entro la fine del secolo sorsero alcune dimore patrizie di buona qualità: casa de’ Portis, casa Wassermann, casa Salamanca, palazzo Comelli. Lo stesso Francesco Della Torre decise la costruzione di una residenza adeguata al suo rango, sui terreni di proprietà della famiglia a ridosso della chiesa di San Salvatore. Gli storici dell’arte tendono a datare lo splendido palazzo Della Torre (Torriani) al primo quarto del secolo XVIII e forse avranno le loro ragioni: ma certamente l’impianto dell’edificio fu deciso da Francesco in persona, negli anni in cui fu ambasciatore a Venezia. La facciata con lo scalone che dà sull’antica ruga Catalana ricordano da vicino l’analogo prospetto del monastero benedettino di San Giorgio, sull’isola omonima della Laguna, portato a termine da Baldassarre Longhena intorno alla metà del Seicento: il diplomatico, cattolico devoto,

avrà avuto molte occasioni per ammirarlo.

Francesco Della Torre non volle che la sua eredità politica andasse dispersa. Non si era mai sposato, ma fece in modo che il nipote Luigi Antonio (1662-1723) gli succedesse nelle cariche di capitano e maresciallo. Questi certamente non ebbe la personalità dello zio, ma sotto il suo governo Gradisca continuò a prosperare: nuove dimore patrizie andarono ad aggiungersi a quelle del secolo XVII, per esempio casa Brumatti e il rifacimento di palazzo Strassoldo. La dinastia degli Eggenberg non era però destinata a durare a lungo: il 23 febbraio 1717 morì a tredici anni Johann Christian, ultimo erede maschio della famiglia; suo padre Johann Anton (II) era morto l’anno prima; suo nonno Johann Seyfried, figlio del primo conte di Gradisca, nel 1713. Secondo il contratto di vendita il territorio divenne a pieno titolo dominio asburgico. Luigi Antonio Della Torre lasciò immediatamente il governo della contea e si trasferì a Duino: il suo posto venne preso da

Johann Joseph von Wildenstein, capitano di Gorizia, che riunì in sé le due cariche, rimaste però ancora formalmente separate."

 

tratto da: S. Cavazza, Gradisca la città e il castello , in Gradisca ritrovata, Atti del convegno, Gradisca 2011

Questo sito è stato creato da Maria Masau Dan nell'ambito delle attività svolte tra il 2015 e il 2018 dal Comitato Eggenberg di Gradisca d'Isonzo per ricordare i 300 anni dalla fine della Contea principesca di Gradisca (1717) e costituisce la testimonianza di quelle attività. 

La pubblicazione non ha cessato di esistere dopo la celebrazione dell'anniversario ma mantiene l'obiettivo di diffondere la conoscenza della città e della sua storia non solo nel periodo in cui è stata capitale di una contea principesca (1647-1717) sotto il casato stiriano degli Eggenberg, ma anche prima e dopo.